Di vita e di morte, di addii e di arrivi

<<Ne sei sicura?>> Le chiedo. Lo scrosciare dell’acqua sul tettuccio della macchina é assordante; enormi martelli liquidi si schiantano senza riposo sulla lamina di metallo al di sopra della nostra testa, echeggiando come il più violento degli oceani. Il parabrezza … Continua a leggere

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15 frasi che “Inquisizione Spagnola levati proprio”

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Ho sempre scritto dell’orrore e dell’horror. Della tristezza e dei sentimenti più cupi dell’essere umano.  Ho navigato la mente nella disperazione delle persone, ed inabissato il cuore nel dolore degli uomini e delle donne. Ho affrontato le mie paure e … Continua a leggere

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Nessun titolo per questa storia.

Se veramente voleste leggere questo testo, vi pregherei di farlo con questo sottofondo musicale.
Grazie.
A.

 

 

 

Ci sediamo fuori dall’aula a gambe incrociate.
L’asfalto del parcheggio é tiepido, piacevole al tatto; più in là, dietro qualche macchina, qualcuno ha rovesciato dell’acqua sul caldo pavimento in cemento, che ora odora di quella piacevole sensazione d’estate e di calore.

Distrattamente ti passi un mano tra i capelli. Sorridi.
Te l’ho visto fare cento, mille volte, e so già cosa stai per fare; e sorrido anche io.
Sorrido quando tiri fuori dalla tasca dei tuoi jeans la solita, vecchia e consunta borsa per il tabacco.

Ti guardo prendere le cartine ed il tabacco, mettere il filtro in bocca e cominciare a rollarti una sigaretta; ho sempre amato il suono della tua voce, ma mai come quando mi parlavi con un filtro in bocca. Ho sempre amato la tua capacità di parlare con un filtro in bocca.

Ho sempre amato tutto di te.

Ma non te l’ho mai detto.

Una folata di vento ti solleva e smuove i capelli bronzei, ed il vento mi porta il tuo odore, il tuo calore, m’investe come un treno in corsa, come il mare in piena; l’odore di pino e muschio mi porta in boschi lontani, quello di cocco e vaniglia, di fianco a te, in un letto.

Ora il vento é più forte, pieno di passione e desiderio; ti alza la maglietta, ghermendoti per i fianchi e mostrandomi la pelle abbronzata sotto il tenue strato di cotone.
Vorrei allungare la mano e prenderti la tua, e poter rimanere così, congelati in quel caldo pomeriggio di giugno; ma il tempo non é mai dalla nostra parte, mai.
Il tempo ci fa pentire delle nostre scelte, ci fa desiderare di avere di più, perché il tempo non torna indietro, non fa sconti e non mantiene le promesse.

La campanella suona. Il tempo é finito. I tre anni d’università insieme, pure.
La gente comincia ad alzarsi ed incamminarsi verso l’aula, ma non io.

Piego la testa all’indietro, fino a toccare il portellone di un auto con la testa, e respiro: respiro il fermento della laurea, respiro il calore sul viso, respiro l’arrivo dell’estate.

Qualcuno mi abbraccia.
Ora respiro cocco e vaniglia, muschio e pini.

Apro gli occhi.

<<Come gli descriveresti?>>
<<Come la cosa più assurdamente bella che un uomo possa vedere>> rispondo.
Hanno il colore del miele e del cedro, grandi e rotondi. Profondi come il più vasto e profondo degli oceani, brillanti come il più alto e luminoso dei cieli.

Alzo le mani e ti cingo la nuca, accarezzandone i corti capelli biondo scuro; e per un attimo, un breve, intenso e fugace momento, il tempo non può niente contro di noi.

Gli occhi più belli che un uomo potesse desiderare di vedere.
Gli occhi più belli che abbia mai visto.
Dedicato a V. 

Grazie

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Barriti Notturni

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Sbarro gli occhi e mi metto seduto sul letto.
<< Cos>> comincia a biascicare l’utero sdraiato di fianco a me, che mi ritrovo già in piedi.
Un barrito selvaggio rompe il placido silenzio mattutino.

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Arrivo alla porta del bagno accompagnato dal riverbero di migliaia di campane celestiali che suonano l’Halleluja, Nostro Signore e Tu scendi dalle stelle. Vedo il paradiso aprirsi dinnanzi a me:  Megan Fox cavalca Katy Perry seduta su di un enorme cesso gigante, Gesù mi saluta dall’angolo bar, Emma Watson fa a cuscinate con la tipa di Big Bang Theory.

Appoggio la mano al pomello, e giro.
Nulla.

Giro con più forza.
Nulla.

Canti gregoriani si elevano dal mio intestino facendomi temere il peggio. Rimango fermo congelato in attesa del verdetto: il mio ano ha resistito.                     

Facendo leva con tutto il mio peso, e cercando di non fare pressione sulla massa di merda che è diventato il mio corpo, ruoto il pomello.

Niente.

Camminando come Cecchi Paone dopo una serata di divertimenti, ritorno dalla bestia.

La massa informe si è rimessa a dormire; unici avvisagli della sua tenue presenza, i 400 decibel che l’essere emette ad ogni respiro. Anni di fiabe Disney non preparano adeguatamente l’uomo a quello che realmente è una donna.

La scuoto lievemente. Niente, Smaug continua a dormire profondamente.
La scuoto leggermente più forte. Nessuna risposta.
<<Amore>> sussurro con voce cherubina, mentre con due dita le sposto delicatamente i capelli dagli occhi. <<Amor>>

Il Krakatoa. L’apocalisse. La fine della vita.
A Vegeta esplode il misuratore di forza, i power ranger cadono in gruppo, da qualche parte i cani cominciano ad abbaiare.
Una fiumana d’imprecazioni mi travolge, e la mia punizione ha inizio: “doveva mettersi col ballerino brasiliano, doveva dare retta a sua madre, doveva sceglierne uno che non mettesse i pantaloni da donna, doveva mollarmi dopo la prima scopata che non era stata un granché, doveva…”

Quando mestrua finisce di muggire su quanto io le impedisca di trovarsi un uomo migliore, mi ritrovo al ritornello “magici e sgargianti, viva i Pokemon“.
Chiudo con il mio angolo felice, e ritorno alla realtà.

<< La porta del bagno non si apre>> gemo io, mentre le mie budella passano da un allegro andante ad un pezzo degli Slayer.

<<Ho chiuso a chiave perché sennò il gatto piscia sul tappetino del bagno>> bela lei.

Per un attimo penso di spiegarle che un gatto non può aprire le porte, e che chiudere a chiave non fosse necessario; ma la sola idea di intavolare un discorso con qualcuno che guarda Geordie Shore mi fa sudare il sudore. Desisto e vado avanti.

<<E dov’è la chiave?>> Le chiedo.
<<Nel cassetto all’entrata.>>
<<Quale casset>>

Un’occhiata mi fa capire che il tempo dei discorsi è finito. Lascio mestruo nel mio letto con le mie coperte, i miei cuscini ed il mio orgoglio.

AHAHAHA ORGOGLIO.

AHAHHAH UN UOMO FIDANZATO CON ORGOGLIO AAHAHAHA

Ripercorro il corridoio con camminata uso cowboy, lasciandomi dietro sentore di morte e putrefazione. Ad ogni scorreggia il mio culo fatica sempre di più a richiudere l’ano.
Stordito dagli effluvi mefitici, riesco ad arrivare al mobile all’entrata di casa.

Apro il cassetto, e quello che mi si para davanti è la materializzazione della mia vita scellerata.

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Più chiavi di quelle che Harry Potter si ritrova nel primo film. Più chiavi di quelle di Rocco Siffredi. Più chiavi di tutte le porte di casa.

Mi giro a guardare verso il corridoio, scrutando l’anfratto dove la Cosa sta dormendo, meditando se pronunciarne il nome. Di supplicarne l’aiuto.
Ripensandoci, mi accorgo di non voler ancora morire.

Prendo tutte le chiavi tra le braccia e mi dirigo verso il bagno.

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Provo la prima.
Non entra.

Provo la seconda.
Non gira.

Provo la terza.
Mi manda a fanculo.

Provo la quarta. Quella che sembra proprio la chiave di casa di Gianluca. Che è anche smaltata di rosso, come quella di casa di Gianluca.
Non gira.

Il mio intestino ha un sussulto. Intorno a me comincio a sentire “I Dont Want to Miss a Thing” degli Aerosmith.

Prendo in mano una chiave a caso dal mazzo e la impugno con furia visigota. Alzandola sulla mia testa ed invocando il potere di Greyskull, la inserisco nella serratura.

CLACK
*SFRAAAAAAAAA*

*FRAAAAHHHHHHHHHH*

*PRRRRRRTTTT*

*PRTZ*

Dopo 30 interminabili secondi, la “z” finale segna la chiusura del mio ano.

Apro la porta del bagno e lascio entrare il gatto, che prontamente deposita la sua merda sul tappetino.
Lo accarezzo e sorrido. Tale e quale al padrone.

Mi rimetto a letto.
Quando la donna si accorge di quello che l’aspetta davanti alla porta del bagno, due ore dopo, mi rigiro nel mio giaciglio, sorridendo, conscio che questo è un buon posto dove morire.

Perché qui nessuno è più in gamba di me con la mia sfera Pokè

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Postumi di Una Serata Impegnativa

La Lista delle Serie Animate (e Simili) di Cartoon Network!

E se le cose stessero in modo diverso?
E se quello che abbiamo visto, quello in cui abbiamo voluto credere, fosse la più totale e gigantesca delle illusioni?

Un pollo ed una gallina. Un pollo ed una gallina inseriti in un mondo umano, dai colori sgargianti e dalle tonalità fiabesche. Animali che insieme ad amici, genitori e chi più ne ha più ne metta, vivono le più fantastiche ed incredibili delle avventure.
Esilaranti avventure di un pollo ed una gallina, che grazie ai loro simpatici amici, ed alle più divertenti delle situazioni, riescono sempre a strappare un sorriso.

Ma é veramente così?

Mucca e pollo, Cow&Chicken, Vaca y Pollito; qualunque sia il nome con cui avete guardato questo cartone animato, sono sicuro che almeno una volta, anche solo una, vi siate fermati a pensare quanto le loro avventure potessero essere in fondo, malsane, strane e se guardate con occhio critico, horror.

Sebbene mucca e pollo vivano in una casa normalissima, più volte vengono mandati in luoghi che forse, sarebbero più consoni ad animali da fattoria quali essi sono.
Abbiamo infatti visto fattorie, campagne, campi, e… mattatoi.
Come dimenticare la puntata in cui i polli, compagni di Pollo, vengono uccisi? Il sadico “datore di lavoro” del volatile che felice, cerca di uccidere l’animale per venderne la carne.
Abbiamo ancora l’episodio in cui mucca viene trattata come vacca da latte, e spremuta fino quasi a morire.
Ambienti molto più brutali rispetto alla tranquillità della casa in città, ma sicuramente, più consoni ad animali da fattoria.
E se effettivamente, i luoghi reali, quelli dove i protagonisti sapessero quale destino gli attenda, fossero questi? Ambienti costruiti appositamente per lo sfruttamento dell’animale, fino a raggiungere il fine ultimo per cui la bestia viene accudita?

Il macellamento.

Se i due animali, inconsciamente consapevoli del loro destino, avessero elaborato un costrutto mentale, al fine d’evitare una lunga e triste esistenza basata principalmente sull’attesa d’essere uccisi?

La casa, i genitori, il diavolo, gli amici. Tutto finto.

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Abbiamo le due figure “paterne”, che in ogni episodio fanno la loro comparsa, ma puntualmente evitano di aiutare i due “figli” o di, persino, mettersi completamente in mostra: nessuno ha mai visto le figure superiori dei due genitori. Neanche Mucca&Pollo sembrerebbe.
Ma voi guardereste in viso, chi vi ha cresciuto, ma che sapete prima o poi sarà il vostro carnefice?
La non accettazione del futuro che gli attende, ha fatto si che i due animali, abbiano rimosso il viso dei genitori, separando inconsciamente il genitore dal carnefice.
In psicologia si chiama rimozione.
Ne abbiamo la prova quando i due protagonisti tirano fuori dall’armadio le due parti superiori dei genitori: l’armadio altri non è che una metafora che rappresenta la psiche dei due protagonisti, con le figure paterne abilmente nascoste all’interno di essa.
Per sopperire ad una sofferenza psichica così grande, per non impazzire, il cervello di mucca e pollo ha modificato il proprio intorno.

Elemento che prova quanta sia la sofferenza psichica degli Animali, compare però nel cartone sotto forma di Diavolo.
Diavolo che puntualmente, strategicamente e subdolamente trae in inganno i protagonisti, e che il più delle volte, ha un rapporto di amicizia/fiducia con i genitori dei protagonisti.

Questa, altri non è che la proiezione della paura degli animali, della loro sofferenza.

Il diavolo è il male per anantomasia, ed il fatto che questi sia il più delle volte legato in qualche modo ai genitori, prova quanta sia la rabbia e la paura inconscia verso le figure “paterne” che i due provano. Una proiezione dei propri padri, una modifica dell’aspetto esteriore per far si che sia più facile accettare quanto il loro destino sia ingiusto.
Una chiamata inconsapevole della psiche di Mucca e Pollo, che gli avverte del male che incombe su di loro, trasfigurandoli in una figura più facile da odiare ed identificare come nemico.

Monito del loro destino è pollo smidollato.
Un pollo, loro cugino,che si trova impossibilitato a compiere qualsivoglia azione perché disossato. Allarmante é il fatto che il pollo sia loro “cugino”; di entrambi cioè, e non solo di Pollo come ci si aspetterebbe secondo logica.
Cresciuti probabilmente insieme, e poi ucciso davanti ai loro occhi, i due animali hanno elaborato il lutto in forma patologica, assegnando al pollo una vita post mortem, e la denominazione cugino, perché cresciuto insieme a loro.
Da notare sono le puntate in cui pollo smidollato compare: tutti episodi legati in qualche modo al diavolo, a gesta pericolose, o di rimando a figure genitoriali come donne adulte, od autoritarie, come poliziotti.

Cornice in tutta la vicenda, l’incontro con la cugina di mucca, la “Scrofa”.
In questo episodio possiamo vedere come su domanda di Mucca, la cugina mostri il proprio tatuaggio: a chiare lettere sul braccio della scrofa, compare la dicitura “carne suina americana“.
Il destino di Scrofa è a quanto pare deciso, ed infatti non comparirà mai più in nessuna puntata.

Mucca e Pollo sono destinati a morire, e lo sanno. Tutto quello che vedono, sentono o di cui parlano, è una menzogna. Il loro cervello stanco, il loro corpo stressato, ha elaborato un mondo diverso, più colorato e facile; più “giusto” e a misura d’animale: ma essi sanno la verità, sebbene preferiscano ignorarla.

Mucca e Pollo è quindi la storia di due condannati a morte, che pur di non ammettere quello che gli aspetta, e quanto male possano fare dei genitori, decidono di crearsi un mondo alternativo dove vivere in pace, in attesa della loro esecuzione.

P.S. Ragazzi non drogatevi! Il frutto di questo racconto è nato da uno stato alcolico non indifferente, indotto da birra scadente spagnola.
Non scrivete certe cose! Amatevi!

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